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AREA DI CONSERVAZIONE DI NGORONGORO

L’Area di Conservazione di Ngorongoro, nota come Ngorongoro Conservation Area, è uno dei luoghi più famosi al mondo per i safari, dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco nel 1978 e International Biosphere Reserve nel 1981. E’ anche il luogo dove nacque, nella metà degli anni ’50, la protezione e conservazione della fauna africana, dopo i lunghi bracconaggi dei cacciatori bianchi.

Dopo una strada in salita sulla scarpata della Rift Valley, si giunge al cancello di Noduare, dove ha inizio la zona di foresta montana che circonda il magnifico cratere di Ngorongoro, punto focale dell’Area di Conservazione di Ngorongoro, un luogo incantevole da visitare durante i safari in Tanzania. La strada che sale verso la cima del cratere è ripida e il paesaggio che la circonda ricorda scorci di foresta pluviale centroafricana, tanto è fitta e lussureggiante. Qui la natura è immutata, si vedono le euforbie candelabro, i ficus strangolanti, le nuxie e i croton, che crescono rigogliosi.

Si raggiunge il Crater View Point a 2.216 metri di quota, da dove si gode la prima panoramica mozzafiato sul vasto cratere dell’antico vulcano, il lago Magadi e la foresta di Lerai, ed il suggestivo contrasto tra il fondo del vulcano e le ripide pareti che scendono quasi a picco.

Il Cratere di Ngorongoro

mappa area di conservazione di Ngorongoro

La strada continua, costeggiando il bordo del cratere, fino ai due cancelli d’ingresso che permettono la discesa al suo interno.
Il cratere di Ngorongoro si formò circa 2,5 milioni di anni fa, da una poderosa esplosione che creò una depressione, facendo sprofondare il vulcano e lasciando un cratere del diametro di 19 km, una superficie di 300 km2 e 600 metri di profondità. Queste dimensioni fanno di Ngorongoro la più vasta caldera ininterrotta esistente al mondo ed una delle meraviglie naturali d’Africa con la presenza di circa 30.000 grandi mammiferi residenti tutto l’anno, come bufali, leoni, elefanti, ghepardi e rinoceronti, e molte varietà di uccelli, come fenicotteri, aquile, poiane, struzzi e falchi.

Il centro del cratere è occupato dal lago Magadi, che ha acque basse e tende quasi a prosciugarsi durante la stagione secca, ed è il punto migliore per osservare stormi di fenicotteri e gru coronate, ma anche molti erbivori, soprattutto numerosissimi gnu e zebre, che qui si abbeverano, richiamando la presenza di leoni e iene. A sud del lago si trova la foresta di Lerai, caratterizzata principalmente dalle acacie gialle conosciute anche con il nome di albero della febbre, mentre il resto del cratere è occupato da praterie e piccoli stagni che ospitano gruppi di ippopotami. Il cratere è anche quasi l’unico luogo in Tanzania in cui è possibile avvistare il rarissimo rinoceronte nero, mentre le giraffe non sono presenti.
Al di fuori del cratere ci sono altre zone racchiuse nella Conservation Area di notevole interesse naturalistico e paesaggistico.

Sul lato nord-orientale della riserva si trovano i crateri minori di Olmoti ed Empakai, dove è possibile effettuare belle passeggiate (occorre però essere accompagnati da un ranger armato e da una guida locale Masai, perché oltre agli erbivori non è esclusa la presenza di predatori quali i leopardi, che a differenza degli altri felini escono con facilità dalla caldera di Ngorongoro).

In questa zona è anche possibile incontrare gruppi di Masai che pascolano le loro numerose mandrie e i loro villaggi. I Masai sono l’unica tribù a cui è concesso abitare nell’Area di Conservazione di Ngorongoro, in quanto non cacciano e non si nutrono di animali selvatici, ma esclusivamente degli animali che allevano. Questo etereo equilibrio che si è creato nella coabitazione tra i Masai e gli animali selvatici è davvero singolare e si basa su una forma di rispetto reciproco, che difficilmente può essere ben compreso dagli occidentali.

Nella fascia occidentale, si trovano le pianure comprese tra il lago Eyasi, a sud, ed il piccolo lago Ndutu. Sono la parte più meridionale delle vastissime pianure del Serengeti e sono particolarmente interessanti nei mesi tra dicembre e febbraio, quando si concentrano molti degli erbivori che prendono parte alla grande migrazione. Non lontano da queste vi sono le gole di Olduvai, ultimo luogo di interesse prima di uscire dall’area per entrare nel Parco Nazionale del Serengeti. Le gole sono legate ad una serie di scavi che hanno riportato alla luce dei reperti molto importanti su diverse specie di ominidi risalenti anche a oltre 3 milioni e mezzo di anni fa che aiutano a comprendere meglio l’evoluzione dell’uomo. Adiacente alle gole si trova un museo ricco di informazioni sugli scavi condotti e sulla storia dell’evoluzione.

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