Alto e imponente, dotato di corna spettacolari, questo animale è uno dei più ricercati trofei in Africa. Il Cudù (Tragelaphus strepsiceros), noto anche come Kudu, si classifica sicuramente come una delle specie più belle che si possono ammirare in un classico safari in Tanzania, assieme al leone africano, all’elefante al ghepardo, e non sono altro che grosse antilopi africane, con palchi lunghi e maestosi.
I Cudù si dividono in maggiore e minore, Tragelaphus strepsiceros e Tragelaphus imberbis, e sono ruminanti africani che vivono entrambi nelle zone boschive dell’Africa Orientale. La loro bellezza e le loro lunghe corna ne hanno fatto una delle prede più ricercate in Africa. Addirittura Ernest Hemingway elogiò il Cudù Maggiore, soprannominando questo timido ed elusivo animale “il fantasma grigio”.
Nonostante l’aspetto maestoso e incantevole di questo animale, appartenente alla famiglia dei Bovidae, il Kudu è tristemente conosciuto come la causa principale di rabbia nelle zone nelle quali vive.
Kudu, cudù in inglese, o koodoo, è il nome Khoikhoi, lingua di un gruppo etnico dell’Africa Occidentale, utilizzato per indicare questa antilope.
Tragos (greco) indica un capro e elaphos (greco) un cervo, strepho (greco) significa spirale mentre strephis è “torsione”; Keras (greco) si riferisce invece al corno dell’animale. Da qui Tragelaphus strepsiceros.
Il Kudu maggiore misura al garrese circa 1-1,5 metri ed è un animale piuttosto robusto e pesante. Gli esemplari maschili, infatti, pesano circa dai 190 ai 270 kg, fino ad un massimo di 315 Kg, mentre gli esemplari femmina pesano mediamente dai 120 ai 210 kg. Le femmine di cudù, inoltre, sono completamente sprovviste di palco e corna e non hanno neanche i tipici segni intorno al naso.
Il pelo corto liscio varia di colore, dal grigio al marrone grigiastro, con alcune tonalità più grigie e il collo più scuro nella stagione riproduttiva. Entrambi i sessi hanno una corta criniera dalla sommità della testa alle spalle, dove forma una cresta e prosegue lungo la spina dorsale.
Caratteristiche distintive includono un segno bianco a forma di parentesi uncinata che si estende dagli occhi attraverso il naso superiore ed eccezionalmente fino alle grandi orecchie rosa. Ci sono numerose marcature bianche, tra 6-10 strisce verticali attraverso la parte posteriore e sulle fasce, macchie bianche variabili sui lati del viso e nere sul labbro superiore e il mento. La coda folta nera con la punta bianca sotto e ci sono “giarrettiere” nere sulla parte superiore delle gambe.
Qui puoi vedere un video, girato da Rob The Ranger Wildlife, che immortala un bellissimo momento di vita dei Cudù maggiori, ovvero uno scontro con le corna:
Solo i maschi hanno le corna crescenti dalla parte superiore della testa in ampie spirali con una cresta distinta lungo la loro lunghezza, leggermente divergenti e inclinate indietro dalla testa. Le spirali sono normalmente 2/3 . La lunghezza media delle corna è tra i 40 – 56 cm “con lunghezze superiori ai 58 cm ma sono assai rari. Queste corna ben sagomate sono state a lungo apprezzate in Africa per l’uso come strumenti musicali, contenitori e oggetti rituali simbolici. Anche se rari, ci sono stati casi di corna Cudù di sesso femminile in crescita al contrario dei maschi.
Gli esemplari adulti sono attivi sia di giorno che di notte. Solitamente, questi animali formano piccoli branchi composti da una decina di individui dello stesso sesso.
Come lascia intendere il suo nome, questa specie ha dimensioni più ridotte rispetto al maggiore, e infatti raggiunge, di media, circa un metro al garrese, con piccole differenze di altezza (circa 5-10 cm) fra maschi e femmine. Il peso dei Kudu minori maschi è di 92–108 kg mentre quello delle Kudu femmine è di 56–70 kg, un peso nettamente inferiore.
I maschi di Imberbis presentano un manto tendente al grigio-bruno, mentre il manto delle femminile è del tipico colore castano delle antilopi. Indifferentemente dal sesso, invece, i Kudu minori hanno il manto dipinto da precisamente 10 righe bianche. I branchi del Cudù minore sono attivi principalmente dal crepuscolo all’alba e sono composti da 2-5 membri di ambo i sesso.
L’habitat che il Cudù, sia maggiore che minore, predilige è quello composto da boschi misti, di acacia e cespugli, sulle pianure, colline e montagne. Il Kudu minore e maggiore vive presso le zone boscose dell’africa orientale, e qui si nutre di erbe e foglie.
I Cudù sono preda di un certo numero di predatori come i leoni, leopardi, ghepardi, cani selvatici e il grande pitone; solitamente quest’ultimo caccia il più piccolo dei cudù. I Tragelaphus sono in grado di correre molto veloce, ma spesso hanno difficoltà con i grandi predatori. La loro forza si basa sulla grande agilità che possiedono: riescono infatti a saltare con una certa facilità all’interno della foresta dove i grandi predatori carnivori trovano difficoltoso inseguirli. Il Kudu spesso si nasconde nel bosco fino a quando il predatore ha finalmente rinunciato a cacciarlo .
I Cudù vivono in piccoli branchi, solitamente composti di 10-12 membri, ma se ne posso trovare che contano fino a 24 individui. Le mandrie di Cudù sono principalmente composte da esemplari femmine e dai loro cuccioli, mentre i Cudù maschi tendono, al contrario, ad essere più solitari, unendosi alle femmine solo quando è il momento di accoppiarsi. E’ noto che i gruppi fino a 8 Cudù maschi formeranno un gregge, ma questo è molto raro.
La stagione degli amori Cudù si verifica alla fine della stagione delle piogge. Il periodo di gestazione è di circa 8 mesi dopo di che la femmina Cudù normalmente da alla vita a un solo cucciolo di Cudù. I cuccioli tendono a nascere intorno a febbraio e marzo, quando l’erba è al suo più alto livello e vi è abbondanza di cibo per aiutare i piccoli kudu a crescere.
I kudu hanno beneficiato e sofferto il contatto con gli esseri umani. Gli esseri umani trovano il Cudù un facile bersaglio per la caccia, a causa del fatto che tendono a fermarsi e guardarsi intorno dopo la loro fuga, mentre alcune tribù e popolazioni locali ritengono che il Cudù sia un animale sacro e quindi tendono a proteggerlo piuttosto che ucciderlo.
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