La lingua kiswahili è quella ufficiale della Tanzania, ma è anche parlata in molte altre zone dell’Africa: non a caso, è la lingua africana più diffusa al mondo, parlata da oltre 140 milioni di persone. La sua caratteristica principale riflette, in genere, anche quella della popolazione tanzana, che è aperta e flessibile anche per via del fatto che, nei secoli, è stata influenzata da molte presenze differenti, tra cui arabi, indiani, pakistani, tedeschi e inglesi, che hanno in qualche modo reso possibile la presenza di numerosi termini mutuati da altre lingue.
Questo fa della lingua kiswahili una lingua abbastanza semplice da imparare, anche per via della presenza di costrutti semplici e di una certa musicalità che viene articolata con la parola.
Nelle prime documentazioni che si hanno di questa lingua, emerge che il primo alfabeto utilizzato fu quello arabo; ad oggi, invece, la forma scritta utilizza l’alfabeto latino.
Ad eccezione delle vocali, che sono tutte ugualmente presenti come nelle lingue europee, nelle consonanti si nota l’assenza di Q, C e X.
Il nome swahili significa “costiero” ed è ampiamente spiegato dal fatto che in origine, esso veniva utilizzato per indicare i popoli della costa africana orientale: infatti, le prime documentazioni di questa lingua indicano che essa veniva comunemente impiegata durante gli scambi commerciali che avvenivano tra l’Africa e l’Asia, di cui si ha notizia a partire dal I secolo a.C.
La sua storia e la sua origine ci fanno comprendere molto bene il suo aspetto multiculturale: nella lingua oggi parlata sono presenti, infatti, moltissimi prestiti linguistici da parte di termini arabi, inglesi, tedeschi, che nel corso del tempo hanno contribuito non solo a contaminare l’idioma, ma anche a renderlo così flessibile, musicale, aperto e multiculturale come è ancora oggi. Questo spiega anche perché essa non sia una lingua molto difficile da imparare.
In ogni caso, il 30% dei prestiti deriva dall’arabo.
Nella sua forma scritta viene oggi utilizzato l’alfabeto latino, che nel tempo ha sostituito quello arabo di origine.
Molti suoni vengono presi in prestito dall’arabo, ed infatti non è un caso che la pronuncia standard è quella che fa riferimento alla varietà più utilizzata a Zanzibar: va detto, a questo proposito, che la maggior parte delle parole di questa lingua sono piane, in quanto l’accento cade sempre sulla penultima sillaba, ad eccezione di alcuni casi in cui viene accentata una consonante.
In linea di massima, comunque, vocali e consonati si pronunciano in modo simile all’italiano, ma possono variare a seconda della parola che viene pronunciata: per fare un esempio, la z è una s dolce che ricorda quella che viene utilizzata nella pronuncia italiana delle parole “base”, “sbagliato” e che non va confusa con la s aspra di “aspetta” o “gusto”; ancora, la b è sonora, e ricorda la pronuncia di “balena” in italiano; la ch è la nostra c di “ciao”; c’è differenza tra d e dh, in cui la prima è consonante sonora che ricorda la pronuncia della parola italiana “dente” mentre la seconda ricorda l’inglese “that” ed è interdentale.
Nonostante lo swahili, come detto, non sia una lingua molto complessa da apprendere, ciò che la potrebbe rendere difficile è soprattutto la sua grammatica e, più in particolare, la concordanza di numero basata sul sistema di 8 classi di nomi, motivo per il quale ad un determinato prefisso è possibile associare sia il singolare che il plurale di una parola: questo significa che è necessario conoscere (e quindi apprendere bene) il singolare ed il pattern di una classe per ottenere la sua identificazione e quindi anche il plurale del vocabolo.
Poiché questo sistema di 8 classi può essere difficile da apprendere, è possibile superare questo limite trasformando la difficoltà in automatismo ed imparando in modo meccanico i singoli vocaboli sia al singolare che al plurale, con gli elementi già declinati (come ad esempio l’aggettivo qualificativo, l’aggettivo/pronome dimostrativo, l’aggettivo/pronome possessivo): si tratta di una procedura che può essere di aiuto, ma che ovviamente è complessa e lunga, specialmente se il numero di vocaboli da imparare è elevato.
Per avere una certa facilità di espressione, si potrebbe comunque pensare di apprendere le frasi più comuni e utili al viaggio, come ad esempio i saluti, i convenevoli e le frasi di richiesta di aiuto e di informazioni: se, tuttavia, si desidera avere una conoscenza più ricca e approfondita della lingua, è importante studiare bene la grammatica.