Conoscere le origini e la storia del luogo che si va a visitare, e magari anche cercare di informarsi in merito ad esse prima della vacanza, è sempre una buona idea perché ci consente di entrare in contatto con la cultura autentica di quel luogo e, pertanto, anche di comprenderne le eventuali contraddizioni. Quando si va in un luogo di cui non si conosce nulla non si ha effettivamente la possibilità di fare una vacanza a 360 gradi, e questo vale non solo per la Tanzania (di cui a breve cercheremo di fornire qualche informazione più approfondita) ma anche per tutti gli altri luoghi in cui si va in vacanza.
In breve, cercheremo di scoprire le origini di questo paese dell’Africa, partendo in particolare dalla sua preistoria e quindi dall’antichità, fino ai persiani ed agli arabi (popolazioni molto importanti per quanto riguarda la struttura culturale della Tanzania), il colonialismo, l’impatto che ebbe la dominazione tedesca ed anche quello che ebbe la prima guerra mondiale, fino ad arrivare alla nascita del Tanganica, all’indipendenza ed alla guerra con l’Uganda.
Le origini di questa regione sono molto importanti non solo per la regione stessa e per la sua popolazione, ma anche per il mondo, in particolar modo per quel che riguarda la conoscenza dello sviluppo e dell’evoluzione dell’uomo, resa possibile proprio grazie alla presenza ed al ritrovamento, in Tanzania, di alcuni dei più storici reperti archeologici che confermano l’evoluzione dell’essere umano. Non è un caso che vi sia una parte del paese situata a nord e chiamata la Gola di Olduvai, che oggi è nota con il nome di “culla dell’uomo”: questa denominazione è dovuta alle scoperte di Louis Leakey, che resero possibile i ritrovamenti di alcuni dei più antichi fossili umani incastonati all’interno delle rocce. Inoltre, qui vennero rinvenute anche delle impronte appartenenti ad un antenato dell’uomo, risalenti a circa 3,6 milioni di anni fa.
Alla luce di queste scoperte, si è dedotto che la Tanzania fosse abitata sin da oltre 10.000 anni fa da particolari comunità di cacciatori e raccoglitori che probabilmente appartenevano al ceppo linguistico khoisan; successivamente, essi furono assorbiti da popolazioni provenienti dal nord del paese e parlanti lingua cuscitica, popolazioni che praticavano anche l’agricoltura e l’allevamento. Circa 2.000 anni fa, invece, secondo le stime oggi in nostro possesso avvennero nuove migrazioni che portarono con sé gruppi bantu (popolazioni che lavoravano il ferro e che avevano un’organizzazione sociale e politica più avanzata delle precedenti) e pastori nilotici del nord.
Come abbiamo visto, quindi, le origini della Tanzania sono molto antiche e, fortunatamente, storici ed archeologi, antropologi e scienziati sono riusciti a farne una ricostruzione ben precisa, sia grazie alle tracce ed alle scoperte che sono state fatte, sia grazie alla particolare caratteristica del paese che, da sempre, ha accolto numerose popolazioni anche di lingua ed etnia diverse in maniera integrativa ed accogliente e non con accento inibitorio. Oltretutto, anche la parte costiera del paese, oltre alla regione dell’entroterra, ha potuto vedere molte influenze di popolazioni diverse, anche per via della sua particolare posizione strategica che ha permesso questa particolare integrazione.
Città interessanti da questo punto di vista furono Rhapta (città commerciale antica che si trova tra la regione del Tanga ed il delta del fiume Rufiji) di cui abbiamo prove relativamente all’esistenza di un antico emporio che serviva mercanti provenienti da varie zone come Grecia, Egitto e Fenicia e che ebbe relazioni molto importanti con i mercanti che provenivano dalla Penisola Arabica, dal Golfo Persico e dall’India.
Inoltre, le coste della regione erano abitate da tribù Bantu africane che intraprendevano relazioni abbastanza intime con i mercanti persiani e arabi: come vedremo e come è stato provato da un manuale greco per i marinai del I secolo, addirittura molti di questi mercanti parlavano la lingua locale ed erano sposati con donne africane.
Come abbiamo visto dal documento antico in nostro possesso (Il Periplo del Mar Eritreo) fu a partire dai primi secoli del I millennio che commercianti arabi e persiani iniziarono ad avere interazioni complesse con gli abitanti delle coste della Tanzania. E fu proprio grazie a queste interazioni che si stabilisce la nascita della lingua e della cultura swahili che è molto caratteristica perché rende grazie alla presenza di molte contaminazioni di queste popolazioni avendo al suo interno elementi bantu, arabi e islamici.
I secoli in cui queste contaminazioni proseguirono furono tanti: basti pensare che ancora nel VII secolo arabi e persiani furono in grado di edificare città sulla costa e sulle isole vicine (in particolare a Zanzibar e Kilwa), e che nei secoli successivi queste città ebbero uno sviluppo molto rigoglioso. Kilwa, per esempio, venne menzionata nel XIV secolo da un viaggiatore molto rinomato (Ibn Battuta) come una delle città più belle di tutto il mondo. Anche l’esploratore portoghese Vasco de Gama ebbe dei contatti diretti con la Tanzania e non è un segreto che i commercianti portoghesi riuscirono ad assumere il controllo delle coste della Tanzania, pur non essendo comunque riusciti a sottomettere del tutto le popolazioni indigene.
È noto, infatti, che gli arabi del sultanato di Oman nel XVIII secolo sostennero le popolazioni bantu nella lotta contro i portoghesi che dovettero battere in ritirata consentendo così al sultanato di Oman una vittoria schiacciante e lo spostamento della capitale a Zanzibar.
Il sultano di Oman Majid bin Said e i suoi successori ebbero molta importanza in tal senso perché consentirono un maggior sviluppo economico grazie alla creazione di nuove rotte commerciali che diedero vita alle comunicazioni tra le parti più interne del lago Tanganica e l’Africa Centrale con l’Estremo Oriente: Zanzibar divenne molto importante nella tratta degli schiavi africani (e ne è prova il museo ad essi dedicati, oggi visitabile a Stone Town) ma anche per la produzione di schiodi di garofano e spezie (oggi è molto conosciuta la via delle spezie a cui, tra l’altro, molte agenzie di viaggio dedicano tour ed escursioni).
Diverso fu il caso dell’entroterra della regione che, rispetto alla zona costiera, fu esplorata un po’ più tardi e nello specifico a partire dalla metà del XIX secolo. A questo proposito merita sicuramente una menzione speciale il missionario tedesco Johannes Rebmann, il cui nome è conosciuto per essere stato uno tra i primi europei a vedere dal vivo il Kilimangiaro nel 1848. In quegli anni (e parliamo del 1866) ebbe una certa rilevanza anche David Livingstone, che partì dall’entroterra per individuare le sorgenti del Nilo, perdendo i contatti con il mondo fino al 1871 quando venne ritrovato da Henry Morton Stanley sulle sponde del Tanganica: a Linvingstone è dedicata una menzione speciale proprio a Stone Town, la casa di David Livingstone.
Le esplorazioni, intanto, proseguivano: nel 1877 ebbero inizio quelle di popolazioni provenienti dal Belgio, e qualche anno più tardi iniziarono i negoziati tra la Germania e le popolazioni indigene, creando di fatto le fondamenta per la successiva colonizzazione da parte dei tedeschi. Invece, nelle zone dell’isola di Zanzibar ebbe molta importanza la pressione inglese, tanto che gli inglesi chiesero ed ottennero l’abolizione della schiavitù.
Il controllo da parte delle amministrazioni e del governo britannico proseguì, a parte qualche piccolo intoppo, fino alla seconda guerra mondiale.
Un approfondimento a parte merita la questione tedesca, dal momento che la Germania ebbe molta importanza in Africa orientale, non solo per via delle sue colonizzazioni e del controllo che ebbe sulle popolazioni del posto, ma anche perché le innovazioni che furono portate consentirono sviluppi molto importanti dal punto di vista dell’urbanistica, della cultura, dell’agricoltura, e dei trasporti. Infatti, grazie alla dominazione tedesca vennero edificate nuove ferrovie, nuove strade e città e vennero insegnate nuove tecniche di coltivazione.
Ovviamente, anche se questi aspetti furono molto positivi non si può non ammettere che vi furono anche molti problemi legati proprio alla dominazione stessa: i tedeschi erano molto rigidi con le popolazioni locali, e reprimevano in modo brutale e senza troppi scrupoli ogni tentativo di rivolta da parte del popolo. Le agitazioni proseguirono anche nel 1902, quando le popolazioni che vivevano a ridosso del fiume Rufiji si ribellarono ai lavori forzati nelle piantagioni di cotone imposti dai tedeschi, dando vita nel 1905 ad una vera e propria rivolta da parte del popolo Matumbi. Questa fu la scintilla che accese le insurrezioni anche da parte di altre popolazioni e nel 1907, due anni dopo il suo inizio, questa rivolta ebbe il suo picco con il movimento dei Maji Maji che diede vita, secondo alcuni storici, al sentimento nazionalista del paese. Tuttavia, anche questa rivolta non diede vita ad una liberazione: l’amministrazione tedesca riuscì a reprimerla, uccidendo ben 120 mila africani.
Di fatto, tuttavia, le popolazioni indigene sottomesse alle amministrazioni inglesi ed a quelle tedesche erano semplicemente delle pedine nelle mani dei loro dominatori: durante il conflitto della prima guerra mondiale, tedeschi e inglesi sferrano numerosi attacchi gli uni contro gli altri, e ad avere la meglio furono, almeno nelle prime fasi, i primi sia per capacità che per posizione geografica e caratteristiche morfologiche territoriali. Con la battaglia di Tanga (che è una delle più importanti combattute in Africa durante la prima guerra mondiale) vi fu un’ulteriore sconfitta ai danni degli inglesi ma la marina britannica riuscì, nello stesso periodo, a conquistare l’isola di Mafia facendo di fatto perdere molti contatti all’Africa Orientale Tedesca con la madrepatria.
Nel 1918, la Germania finalmente si arrese ma ciò che emerse da quegli anni di scontri e battaglie fu la presenza di numerosi danni urbanistici a città ed infrastrutture che i tedeschi avevano edificato (per esempio, gli edifici scolastici, molti dei quali vennero totalmente distrutti e quindi smisero di funzionare).
Se da un lato, quindi, le popolazioni assistevano ad una rinnovata libertà, dall’altro lato perdevano anche i vantaggi che le amministrazioni tedesche avevano concesso loro e, inoltre, molti furono gli africani deceduti in queste guerriglie.
Vi fu, tuttavia, un aspetto ulteriore che fu molto positivo: mentre alcuni tedeschi tornavano in patria ed altri accettavano di rimanere sotto la dominazione inglese, nel 1920 nacque il Tanganica e nel 1924 fu firmato un documento in cui erano stabiliti i confini tra il Tanganica e i possedimenti belgi del Ruanda-Urundi. Ma c’è di più: in quegli anni, infatti, vi furono ulteriori vantaggi per le popolazioni che, sotto le amministrazioni indirette degli inglesi, poterono evolversi dal punto di vista scolastico ma anche legislativo ed organizzativo grazie alla promozione di molte istituzioni ed organizzazioni. Inoltre, come era avvenuto con la dominazione tedesca, anche gli inglesi diedero vita alla esecuzione di molti lavori pubblici tra cui la costruzione delle ferrovie fra Tabora e Mwanza (1928) e fra Moshi e Arusha (1929).
Anche dal punto di vista della sanità vi furono molti passi in avanti: vennero resi possibili nuovi studi e promosse campagne di sensibilizzazione contro varie malattie, e furono edificati nuovi ospedali.
L’evoluzione dei tanzaniani ed il fatto che negli anni molti di essi riuscirono ad emanciparsi dal punto di vista personale e individuale sotto il profilo scolastico e legislativo consentì numerosi passi in avanti che essi iniziarono ad intraprendere per conquistare la loro indipendenza: questo processo iniziò ad opera del Tanganyika African National Union (TANU) fondato dal maestro Julius Nyerere.
Il partito di questo maestro (che tra l’altro era uno tra i pochissimi aver conseguito una laurea all’estero) rese possibile l’indipendenza del Tanganica a partire dal 1954 e, nel 1961, il Tanganica divenne a tutti gli effetti indipendente e Neyer fu eletto primo ministro. Nel 1963, anche Zanzibar divenne indipendente e, un anno dopo, le due regioni si unirono dando vita alla Repubblica Unita di Tanganica e Zanzibar che prese il nome formale di “Tanzania”, a tutti gli effetti una repubblica in cui l’isola di Zanzibar mantenne tuttavia un più alto grado di autonomia rispetto alle autorità centrali.
Nel 1979 vi fu, tuttavia, un ulteriore tentativo di invasione, questa volta da parte dell’Uganda: la Tanzania, questa volta, era decisamente più forte ed organizzata rispetto alle dominazioni precedenti di tedeschi ed inglesi, e quindi riuscì non solo a respingere l’offensiva ma anche a sferrare un contrattacco in cui iniziò l’invasione dell’Uganda, e l’11 aprile venne presa la capitale ugandese Kampala.
Nel 1990 Nyerere venne sostituito dal suo ruolo di segretario del partito da Ali Hassan Mwinyi, che proseguì le orme del suo predecessore anche con l’istituzione di una serie di riforme fondamentali per le elezioni democratiche multipartitiche e, infatti, le elezioni vennero vinte dal CCM.