Parco Nazionale del Serengeti: storia, geografia e quali safari fare

Parco Nazionale del Serengeti

Il Parco Nazionale del Serengeti si trova in Tanzania, ed è il più famoso di questo paese dell’Africa orientale (oltre ad essere una delle più importanti aree protette) ed uno dei più famosi del mondo. Il suo nome significa, nell’antica lingua delle popolazioni masai locali, “pianura sconfinata”, ed è proprio un termine che vi si adatta perché lo descrive in modo perfetto.

Più nello specifico, esso è situato a nord della Tanzania e vanta una superficie di 14.763 km²: è adiacente al parco keniota di Masai Mara, alla riserva naturale di Ngorongoro e ad altre importanti riserve faunistiche.

Tra le sue caratteristiche che lo rendono degno di nota, vi è il fatto che esso è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1981, non solo per la sua vastità ma anche per via del numero e della qualità di animali che qui è possibile vedere nel loro habitat naturale. Se stai pensando di fare una vacanza in Tanzania e desideri che essa sia all’insegna del relax, del divertimento ma soprattutto dell’avventura, non puoi fare a meno di pensare di visitare questo parco e, ancor meglio, di fare un safari in questo splendido luogo.

Storia del Parco Nazionale del Serengeti

La storia di questo parco (come d’altronde anche di buona parte della Tanzania) è molto più antica di quanto non ci si possa immaginare: non è un caso, infatti, che proprio nella zona del Parco sono stati ritrovati antichi resti che testimoniano la presenza dell’uomo, e che nella pianura si trovi il sito di Olduvai, luogo in cui sono stati ritrovati i resti dell’Australopitecus bosei, un ominide vissuto oltre 1,5 milioni di anni fa.

Le prime popolazioni che vissero in questa zona furono i masai (dalla cui lingua deriva il nome del parco) che erano un gruppo di allevatori semi-nomadi: dopo le tante colonizzazioni (una tra queste fu la famosa tedesca, che decise nel 1929 che la zona dovesse divenire protetta), fu l’amministrazione inglese a istituire il parco nel 1951 e la sua gestione venne affidata al naturalista Bernhard Grzimek, che si occupò di effettuare interventi moderni di conservazione dell’ambiente. Tra questi interventi, vi fu anche lo spostamento della popolazione locale, ad oggi non ancora del tutto compreso ed in molti casi, infatti, oggetto di numerose polemiche.

Come già anticipato, nel 1981 l’UNESCO lo ha dichiarato Patrimonio dell’umanità, per via della sua eccellente biodiversità.

Geografia e habitat del Parco Nazionale del Serengeti

Nella zona settentrionale, il confine del parco coincide con quello tra la Tanzania ed il Kenya, e questo fa sì che i suoi confini coincidano con quelli della riserva del Kenya Masai Mara: questa caratteristica territoriale rende il Parco molto particolare e di grande interesse specialmente per quel che riguarda la sua fauna, dal momento che non vi sono recinzioni tra le due riserve e gli animali si muovono liberamente tra l’una e l’altra zona. È proprio grazie a questo che ad oggi possiamo assistere, ad esempio, alle grandi migrazioni di gnu ed altri animali.

Non bisogna infatti dimenticare che, oltre ai confini citati con questa riserva, il Parco Nazionale del Serengeti confina anche con altre riserve: e più nello specifico, esso si incontra nella parte meridionale con la riserva di Ngorongoro, a sudovest con la riserva faunistica di Maswa, a ovest con le riserve di Ikorongo e Grumeti e a nord con quella di Lalianda.

Il clima è tropicale, come del resto in tutta la Tanzania, ed è dettato da due periodi di piogge che si alternano durante l’anno: nei mesi che vanno da aprile a giugno vi è il periodo delle lunghe piogge, ed in quelli che vanno da ottobre a dicembre vi sono, invece, le piccole piogge o piogge brevi, entrambi interessanti dal punto di vista del territorio e degli animali.

Flora e fauna del Serengeti

A nord, il parco presenta un territorio alquanto ricco di verde, in particolare di foreste a galleria e zone di savana alberata o boscaglia spinosa: la presenza di questo verde è giustificata da una maggiore piovosità. A sud, il parco è per lo più formato da praterie molto aride, e ad esse si affiancano piccole colline di roccia metamorfica chiamate kopjes, venute fuori dopo l’erosione del terreno circostante per via degli agenti atmosferici.

In ogni caso, gli alberi più visti sono quelli che appartengono al genere Commiphora.

La varietà di animali presente giustifica, in parte, il motivo per cui il Parco è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO nel 1981: e, come vedremo, qui vi è una quantità ed una varietà di animali veramente grandiosa, tale da giustificare anche la fama del Serengeti in tutto il mondo.

Qui puoi vedere tutti i cosiddetti “grandi cinque”, che sono gli animali più grandi in assoluto, ossia i leoni, i leopardi, gli elefanti, i rinoceronti neri e i bufali.

Come detto, vi sono anche zebre e gnu, di cui è possibile assistere alle grandi migrazioni stagionali che si verificano tra la parte sud del Parco ed il Masai Mara.

In generale, moltissime sono le varietà di mammiferi presenti, ma anche di uccelli e rettili.

Presenza umana e strutture ricettive

Le uniche presenze umane del parco sono quelle del personale del TANAPA (chi si occupa dell’amministrazione e della gestione del parco), quelle dei naturalisti e dell’equipe di scienziati della Frankfurt Zoological Society, e quella delle strutture ricettive (inclusi, ovviamente, gli ospiti ed i turisti che visitano il parco).

Queste ultime sono dotate sia di campi tendati che di lodge: dei primi è caratteristico un impatto ambientale quasi pari allo zero, mentre nei secondi esso è sicuramente ridotto, ma con maggiori comfort per i turisti, che possono godere anche di panorami davvero mozzafiato.

Quali safari fare nel Parco Nazionale del Serengeti

Se ti stai chiedendo quale possa essere il miglior modo per visitare questo meraviglioso e ricco parco, la risposta è il safari: ma quando si parla di safari in Tanzania, spesso si fa un po’ di confusione dal momento che a primo impatto si pensa che esso possa essere uno solo ma, in realtà, esistono diversi safari che variano a seconda di molti fattori ed aspetti, primo fra tutti la stagione in cui si va a visitare il parco.

Un altro aspetto che determina la qualità e la tipologia di safari è quello che riguarda il numero di giorni che si dedicano a questa attrazione: infatti, se stai pensando di visitare questo splendido parco e non hai almeno due giorni a disposizione, non potrai fare nessun safari perché il numero minimo di giorni da dedicare è proprio due.

Tuttavia, se vuoi davvero vivere un’esperienza indimenticabile, non puoi fare a meno di programmare una visita più lunga e dedicare almeno cinque giorni al parco: potresti ad esempio pensare di visitare il Parco in occasione della Grande Migrazione degli animali, che è uno spettacolo veramente imperdibile. Inoltre, è possibile anche vivere un’avventura in mongolfiera, con un safari che ti consentirà di vedere la savana dall’alto e di scattare foto veramente uniche.

Qualunque sia il safari che desideri fare, la cosa migliore che devi sapere è che la tua scelta deve dipendere sia dal tipo di avventura che preferisci vivere, sia dalla quantità e dalla tipologia di animali e di flora che vuoi vedere.

Quando visitarlo: dicembre-aprile

Se decidi di visitare il safari nel periodo che va da dicembre ad aprile, potrai vedere le mandrie di erbivori soprattutto nella zona tra le Ngorongoro Plains e il Serengeti meridionale, in cerca di pianure basse e verdi. Questa grande presenza di erbivori (che vista in questo periodo è un’esperienza indimenticabile) è spiegata dalla presenza delle piogge, che rendono il territorio più ricco di verde e che permettono anche di scattare delle immagini davvero particolari.

Un altro aspetto che va menzionato riguarda la stagione dei parti, che ha inizio proprio tra gennaio e marzo: anche questo può essere uno spettacolo indescrivibile. In questo periodo, data la presenza di piogge, è possibile trovare alloggi a tariffe scontate.

Quando visitarlo: maggio-giugno

Visitando il parco nel periodo compreso tra maggio e giugno, è possibile evitare le piogge dal momento che esse sono ormai in gran parte terminate: le mandrie si spostano verso Nord, decidendo di optare per la parte centrale del Serengeti oppure il Western Corridor o, ancora, specialmente a fine maggio, verso il Fiume Grumeti in cui sono presenti numerosi coccodrilli. Questo è il periodo dei grandi attraversamenti, e, purtroppo, anche delle morti di diversi esemplari, molti dei quali inizialmente mostrano un certo rifiuto ad attraversare il fiume proprio per evitare di finire nelle fauci dei coccodrilli.

Quando visitarlo: luglio-settembre

Questa stagione è una delle più richieste per via delle esperienze che qui è possibile vivere e, proprio per questo motivo, è consigliabile prenotare le visite con largo anticipo.

In questo periodo le mandre vanno ancora verso nord, in particolare preferendo la zona settentrionale del parco conosciuta come Mara Triangle. Anche in questa fase gli attraversamenti dei fiumi non sono esenti da morti, dal momento che anche questo fiume è abitato da numerosi coccodrilli pronti a far finire gnu ed altri ungulati tra le loro fauci.

A settembre, gli esemplari di gnu rimasti indenni proseguono verso la riserva del Kenya, mentre altri rimarranno nel Serengeti settentrionale.

Quando visitarlo: ottobre-novembre

La zona del parco da visitare in questo periodo è quella che abbraccia il Serengeti centrale ed arriva fino alla regione di Nord-Est: questo è il periodo delle piccole piogge, in cui le mandrie iniziano la loro discesa verso sud.

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